Abruzzo Civico, Pomante ritira la disponibilità: «Ancora fazioni, rischio ingovernabilità peggio che con Brucchi»

TERAMO – Per tanti che avanzano le proprie candidature, più o meno autoreferenziali, c’è anche chi… le ritira. Era successo all’avvocato Lucio Del Paggio, nome proposto dalla Lega, succede adesso a Gianluca Pomante, che timidamente ma con decisione, Abruzzo Civico aveva indicato come potenziale leader a sindaco di una lista propria, suggerita eventualmente anche per la coalizione di centrodestra. Ma questo raggruppamento che adesso punta una parte su Morra, una parte su Mauro Di Dalmazio, adesso si è fatto contagiare «dall’atteggiamento autoreferenziale ed autolesionista del centrosinistra, che aveva portato Abruzzo Civico a rifiutare l’idea di qualsiasi ulteriore collaborazione», e si presenta ugualmente frammentato e diviso. Ecco dunque che Pomante, ha deciso «di liberare da ogni impegno quanti avevano manifestato la loro disponibilità a sostenermi, anche con la loro candidatura, alle prossime elezioni, ritenendo che non vi siano le condizioni per una proficua amministrazione nell’interesse della città. Ritengo che anche Abruzzo civico, a questo punto, debba seguire la stessa strada ma saranno i componenti del direttivo provinciale a decidere».
A convincere Pomante a questa decisione, «il panorama politico teramano, caratterizzato da innumerevoli fazioni che, ben lontane dallo spirito di servizio che anima il nostro gruppo, sono in lotta per ragioni di supremazia personale e determineranno una sostanziale ingovernabilità, peggiore di quella che ha caratterizzato la Giunta Brucchi». «Dato che non è possibile perseguire, in queste condizioni, l’interesse primario della città e dei cittadini – aggiunge l’ex consigliere comunale arancione -, rifiuto categoricamente di partecipare a questo gioco al rialzo».
Gli effetti di questo caso pre-elettorale, secondo Pomante si vedranno presto: «Quando i teramani avranno compreso che i fuochi di paglia che stanno bruciando in queste ore porteranno solo chiacchiere e ben poca sostanza, condannando la città all’ulteriore degrado e alla prematura fine anche della prossima amministrazione, rivaluteranno le posizioni di chi voleva solo un futuro migliore per Teramo».